“Ah, Carmen! Ma Carmen adorée” – ricorda Amedeo Amodio – “Sulle ultime note dell’opera si chiude il sipario. In palcoscenico inizia lo smontaggio delle scene. A poco a poco il personale e quanti hanno assistito allo spettacolo da dietro le quinte vengono catturati dai fantasmi del dramma appena trascorso e man mano, un gesto, uno sguardo, un oggetto, li spinge a immedesimarsi in ognuno dei personaggi; per puro caso. È dunque per puro caso che Don José incontra Carmen, che rappresenterà per lui l’unico momento di vita autentica, intensa, ma anche quello della morte. A questo punto tutto è stabilito, meno il percorso o il labirinto dei due destini ormai indissolubilmente legati. Così si potranno creare accostamenti scenici imprevedibili e surreali, ma sempre volti verso un’unica fine. Sarà comunque Carmen, profondamente consapevole dell’ineluttabilità del momento finale, a condurre il gioco trasgressivo ed eversivo, in un impossibile tentativo di sfuggire alla sua sorte. La scena, come la musica, si svuota durante lo svolgimento del racconto, fino a rimanere, nel momento finale, completamente scarna, desolata, esprimendo la “solitudine tragica e selvaggia” di una donna che, sin dall’inizio, cerca di affermare il proprio diritto alla vita e alla libertà”.
La storica Carmen di Amodio, creata nel 1995 per Aterballetto, è tornata in scena al Teatro Massimo di Palermo a marzo 2013. Protagonista Eleonora Abbagnato, nominata étoile all’Opéra di Parigi al termine di una recita del balletto, nella celebre versione di Roland Petit.
Balletto in due atti di Amedeo Amodio dal racconto di Prosper Merimée
Coreografia e ideazione Amedeo Amodio
Musiche Georges Bizet
Adattamento e interventi musicali originali Giuseppe Calì
Scene e costumi Luisa Spinatelli
Luci Bruno Ciulli