Cenerentola, l’immortale favola di Charles Perrault, prende forma nel nuovo allestimento creato dal Teatro Comunale Luciano Pavarotti per la regia di Nicola Berloffa. La favola rivive nella veste musicale che Gioachino Rossini plasmò sul libretto confezionato da Jacopo Ferretti e che andò in scena per la prima volta a Roma nel 1817: capolavoro intramontato della commedia in musica, ‘dramma giocoso’ che all’incalzante risata musicale del genio pesarese unisce la commozione sentimentale di una delle love story più popolari. La mitica cucina dove la Cenerentola di Paola Gardina sgobba a beneficio delle sorellastre (Floriana Cicio e Ana Victória Pitts) è stata immaginata con realismo dallo scenografo Aurelio Colombo e realizzata dal team del Teatro Comunale coordinato da Keiko Shiraishi, così come anche il salone della festa, impreziosito dalle tele dipinte in stile chinoise di Rinaldo Rinaldi. L’opera, in virtù delle restrizioni anti Covid, viene eseguita a porte chiuse e trasmessa per il pubblico globale sul portale regionale OperaStreaming il giorno 30 dicembre alle ore 20 (con sottotitoli in italiano e in inglese).
Il cast è completato dal Don Ramiro (il principe della favola di Perrault) di Antonino Siragusa, dal patrigno Don Magnifico di Nicola Alaimo, dal servo Dandini di Nikolay Borchev e dal precettore Alidoro di Ugo Guagliardo.
La produzione musicale dell’opera è curata da Aldo Sisillo, direttore del Teatro, alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro Lirico di Modena preparato come sempre da Stefano Colò. Luci di Valerio Tiberi.
“Ho cercato di leggere l’opera in una chiave forse più simile a quella voluta durante la composizione – racconta il regista -. Nessuna reinventazione moderna, nessun femminile stereotipo contemporaneo è presente. In scena c’è solo Cenerentola, una commedia borghese o forse meglio una storia di formazione, in cui i vincitori sono le buone maniere, l’educazione e la ragion pura. La vicenda si svolge in due set ottocenteschi ispirati al Royal Pavilion di Brighton, guardando verso la meraviglia e lo stupore estetico. Non ci sono maschere o caricature grottesche – non ce n’è davvero bisogno – il libretto, così ben scritto, di per sé funziona ottimamente; ci sono pertanto personaggi che svelano caratteristiche proprie umane e con esse sentimenti tali, consoni ad un’opera in cui assolutamente non è stata prevista la magia o il sovrannaturale. Le coincidenze, i casi, i travestimenti avvengono esclusivamente sotto la guida della Ragione, e la scelta della sposa perfetta alla fine sarà dettata dalla bontà e dall’esposizione di un sentimento puro. Nel definire e nel vestire i personaggi c’è un richiamo anche ai protagonisti de La Comédie humaine di Balzac, vero maestro nel tratteggiare a tinta viva i lati più umani dei singoli. È bandita la comicità? Assolutamente no! La musica di Rossini e il libretto sono talmente perfetti che già ad un ascolto a occhi chiusi suggeriscono un umorismo buono e innocente, assolutamente godibile”.